2025-05-10

Ancora in viaggio con "L'età fragile" di Donatella Di Pietrantonio

Un ritorno tra le ferite del passato

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Con L'età fragile, Donatella Di Pietrantonio ci regala un romanzo intenso e toccante che esplora il delicato equilibrio tra memoria e oblio, tra le ferite antiche e quelle nuove. La storia si apre con Amanda che, dopo aver lasciato Milano, torna nella casa materna in Abruzzo, portando con sé un dolore opaco e misterioso. La madre Lucia percepisce da subito il carico emotivo che grava sulla figlia e, nel tentativo di proteggerla, si trova a fare i conti con il proprio passato, segnato da una tragedia mai superata: la notte fatale al campeggio "Dente del Lupo".

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Madri, figlie e l'eredità invisibile

Il romanzo scava nel legame profondo e a volte aspro tra madre e figlia, mettendo in luce quanto le cicatrici del passato si riflettano sulle generazioni future. Lucia, che trent'anni prima si è salvata da un massacro che ha visto morire due sue amiche, osserva ora con terrore il silenzio e l'isolamento di Amanda. Il campeggio stesso, teatro della tragedia, diventa un simbolo potente della memoria e del dolore collettivo, incorniciato da speculazioni edilizie che minacciano di cancellarne le tracce.
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La trama: un intreccio di segreti e sopravvivenza

La vicenda si snoda tra presente e passato: Amanda, spenta e distante, rientra nella casa d'infanzia, mentre Lucia combatte tra il desiderio di proteggere la figlia e l'incapacità di dimenticare. L'evento centrale resta l'orribile notte al "Dente del Lupo", dove un uomo armato, Vasile, ha brutalmente ucciso due ragazze e lasciato Lucia e un'amica, Doralice, vive ma profondamente segnate. La narrazione si arricchisce di personaggi secondari come Osvaldo e la Sceriffa, che rappresentano la resilienza di una comunità ancora scossa. In un crescendo di tensione psicologica, i fili delle due storie si intrecciano, esplorando il dolore, la colpa e la capacità di ricostruirsi.
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Pregi e stile: un romanzo che vibra di emozioni

Il romanzo si distingue per la scrittura scarna e precisa di Di Pietrantonio, che riesce a rendere palpabile ogni sguardo, ogni silenzio e ogni non detto. La tensione narrativa è sapientemente dosata: la storia non cede mai al sensazionalismo, ma mantiene sempre un tono di intensa introspezione. Tra i punti di forza spiccano la capacità di evocare i paesaggi abruzzesi e la profondità psicologica dei personaggi. Se si cerca un romanzo denso di emozioni e di atmosfere cupe, L'età fragile non delude. Unico piccolo limite è forse il ritmo volutamente lento, che però si sposa perfettamente con la natura riflessiva della trama.
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Il nostro viaggio letterario non finisce qui

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Un semplice confronto con i miei romanzi

L'età fragile dialoga perfettamente con altri titoli presenti qui, come Prima Pagina o Il confine della libertà, dove il tema del confine – fisico e interiore – è al centro di una narrazione potente. Se Di Pietrantonio ci porta tra i boschi e le ombre della memoria, questo ultimo racconto conduce in un viaggio di rivolta e redenzione, offrendo storie che scavano nell'anima e nella società. Due voci diverse ma accomunate da una profondità rara, capaci entrambe di tenere il lettore incollato alle pagine e di lasciare un segno duraturo.
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Arrivederci al prossimo articolo in cui parleremo di un altro libro interessante di Robert Bryndza - La casa nella nebbia.

Buona lettura.

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